[IT]*
C’era una volta Giulia, una ragazza come ce ne sono
tante, ma che si differenziava da tutte perché faceva sempre tardi.
Sempre, sempre, sempre…
Questo suo costante fare tardi era quasi uno scandalo
per i membri della sua famiglia, poiché loro erano tutti puntualissimi.
Suo padre, per esempio, era così puntuale da essere
paragonabile a un orologio svizzero, tanto che quando parlava usava spesso la
parola “cucù”.
Ma la tendenza di Giulia a fare tardi infastidiva
anche tutte le altre persone che non appartenevano alla sua famiglia, ma che si
trovavano a subire i suoi ritardi, soprattutto perché lei li giustificava
sempre con delle scuse assurde.
Ce n’erano a centinaia!
Giulia poteva dire, per esempio: “Oggi sono in ritardo
perché la via nella quale camminavo è crollata e il traffico si è interrotto”.
Oppure: “Oggi sono in ritardo perché l’universo è
impazzito e il giorno è diventato notte, quindi non si vedeva nulla...”.
Oppure ancora: “Oggi un coccodrillo è sceso da un
autobus e si è messo a ballare in mezzo alla strada, quindi c’era un
intasamento enorme…”.
A casa sua le dicevano che non poteva continuare così,
che la puntualità era una caratteristica della loro famiglia, conosciuta in
città come la famiglia più puntuale di tutte.
“Se arrivi in ritardo,” le spiegava la nonna
Bernardina, “fai credere a chi ti aspetta che non te ne importa niente”.
“Non è vero, nonna, davvero io non faccio tardi perché
voglio” si lamentava Giulia.
E al liceo era ancora peggio.
La professoressa Findelmondo non faceva altro che
punire Giulia per i suoi continui ritardi.
“Non sarai mai una persona adulta e seria se non
arrivi in tempo!” le diceva spesso.
“Ma non è colpa mia, prof” si scusava lei.
Un giorno, per giustificare il suo ritardo, era
arrivata a dire: “Oggi, per esempio, non sono arrivata a scuola in tempo perché
è caduto il cielo sulla terra…”.
E quel giorno, la professoressa Findelmondo le aveva
risposto: “Se tu avessi tanta serietà quanta immaginazione, saresti la più
brava studentessa del liceo”.
Quelle parole avevano reso Giulia abbastanza triste.
Nessuno credeva alle giustificazioni che lei usava per
i suoi ritardi.
Tutti pensavano che lei fosse una bugiarda, ma non era
vero!
E poi non arrivava in ritardo perché le faceva
piacere!
In ogni caso, quel giorno, la professoressa
Findelmondo chiamò i genitori di Giulia.
“Signore e signora Rossi,” disse “credo che anche voi,
come me, siate molto preoccupati per vostra figlia che arriva sempre in
ritardo, vero?”.
La mamma di Giulia rispose semplicemente di sì, mentre
il babbo fece “cucù” per dare la sua conferma.
“Vi propongo allora di scoprire cosa le capita
davvero” continuò la professoressa rivolgendosi ai genitori. “Ho un piano, ma
per poterlo sviluppare avrò bisogno del vostro aiuto”.
“Di che cosa si tratta?” chiese la mamma.
“Metteremo una microcamera nel cappello di lana di
Giulia per vedere quali sono i veri motivi per cui lei è sempre in ritardo.
Cosa ne dite?” disse la professoressa, sorridendo.
Il babbo fece “cucù”… significava che era d’accordo.
E anche alla mamma sembrava un’ottima idea.
Tornati a casa, i genitori di Giulia misero una
microcamera nel suo cappellino di lana senza che lei se ne accorgesse.
E così passarono tre giorni.
In quei tre giorni, Giulia fece tardi in tre
occasioni.
“Perché hai fatto tardi, Giulia?” chiese la mamma il
terzo giorno.
Giulia spiegò: “La prima volta, un dinosauro mi ha
chiesto l’ora, ma siccome era abbastanza sordo, non mi sentiva, quindi l’ho
accompagnato fino alla piazza del Comune perché lui vedesse l’orologio grande.
La seconda volta, la terra ha fatto un singhiozzo
orribile e la strada si è sollevata di diversi metri.
Quindi hanno bloccato la circolazione anche per i
pedoni.
Tutti quanti eravamo spaventatissimi.
La terza volta, l’aereo blu è proprio venuto in
ritardo, quindi non sono riuscita ad arrivare a scuola in tempo”.
La mamma di Giulia era arrabbiatissima, sua figlia
continuava a trovare tantissime scuse assurde per giustificare i suoi ritardi,
addirittura si era inventata che era andata a scuola con un aereo blu.
Un aereo!
E ne aveva specificato perfino il colore: non rosso,
né verde, né giallo, ma blu…
La povera donna doveva riconoscere che la fantasia di
sua figlia arrivava a toccare estremi incredibili.
E così, senza dire una parola, prese Giulia per un
braccio e insieme a suo marito andarono tutte e tre dalla professoressa Findelmondo.
Giunti nell’ufficio della professoressa, la signora Rossi disse: “Adesso potremo
vedere perché mia figlia fa veramente sempre tardi”.
E consegnò la microcamera alla professoressa. La professoressa
mise la memoria USB della microcamera nel PC e le immagini registrate cominciarono
a scorrere.
Come prima cosa videro un signore con un costume di
T-Rex che andava a una festa di Carnevale e che chiedeva l’ora a Giulia.
Ma con quel costume addosso, il signore non sentiva
nulla quindi videro Giulia che lo accompagnava nella piazza del Comune perché il
signore stesso vedesse l’ora.
Poi videro che mentre Giulia camminava tranquillamente
sul marciapiede ci fu un’esplosione sotterranea di gas.
Tutta la pavimentazione era saltata in aria lasciando
un bel buco.
E la polizia, arrivata immediatamente, aveva bloccato
la circolazione.
L’ultima immagine era quella di Giulia giunta finalmente
alla fermata dell’autobus.
Il bus aveva impiegato molto tempo per arrivare e, una
volta giunto, si poteva vedere che sulla fiancata c’era scritto: “Compagnia di
autobus ‘L’aereo blu’”.
Oltre alle immagini, si potevano sentire anche i
lamenti dei passeggeri per il ritardo.
La mamma e il papà di Giulia, come anche la
professoressa rimasero a bocca aperta.
Non sapevano cosa dire. Giulia non mentiva. Semplicemente
spiegava le cose a modo suo.
“Cosa volevi dire, allora, quando hai raccontato del
giorno che all’improvviso si è fatto notte?” chiese la professoressa.
“Che c’è stato un eclisse di sole”.
“E quando hai parlato del crollo della strada?”.
“Un terremoto, direi”.
“Capisco” disse la professoressa.
“E il coccodrillo?”.
“Il coccodrillo era davvero un coccodrillo con la voglia
di ballare”.
Né la mamma né la professoressa sapevano cosa pensare,
ma lasciarono correre.
Da quel giorno in poi, nessuno si arrabbiò più con
Giulia per i suoi ritardi, perché tutti sapevano che lei diceva sempre la
verità, ma raccontandola a modo suo.
In ogni caso, lei non si preoccupò più di non fare
tardi, perché aveva capito che andare sempre di fretta è molto stressante.
* Ringrazio Giulia Sperini per le correzioni della versione italiana
[ES]
Érase una vez Julia.
Julia era una chica normal, excepto por una cosa.
Siempre llegaba tarde, siempre, siempre, siempre ...
Este hecho era casi un escándalo para su familia, ya que todos eran puntuales.
Su padre era tan puntual como un reloj suizo, por lo que siempre hacía "cucú".
Pero lo que más enojaba a la gente que conocía a Julia eran las excusas que ella daba cuando llegaba tarde, ¡había cientos de ellas!
Podía decir, por ejemplo: "Hoy llegué tarde porque, según caminaba, a la tierra le entró hipo y el tráfico se interrumpió".
O bien: "Hoy llegué tarde porque el universo se volvió loco y el día se hizo noche, así que no podía ver nada ..."
O todavía: "Hoy un cocodrilo se bajó de un autobús y se puso a bailar en medio de la calle, así que hubo un atasco gigante... "
En casa, le dijeron que no podía continuar así, que la puntualidad era una característica de la familia, porque todos, no solo el padre que hacía "cucú ", sino todos, eran conocidos en la ciudad por ser la familia más puntual.
─ Si llegas tarde ─explicaba la abuela Bernardina─, haces que aquellos que te esperan crean que no les importa.
─ No es verdad, abuela ─se quejó Julia─. Yo no llego tarde porque quiero.
Y en el instituto ...
Allí era aún peor.
La profesora Findelmundo no hacía más que castigar a Julia por sus constantes retrasos.
─ ¡Nunca serás un adulto serio si no llegas a tiempo! ─le decía a menudo.
─ Pero si no es mi culpa, profesora ─se disculpaba─. Hoy, por ejemplo, no llegué a clase a tiempo porque el cielo se cayó sobre la tierra ...
─ Si tuvieras tanta seriedad como imaginación, serías la mejor estudiante del instituto ─acababa siempre diciendo la profesora Findelmundo.
La pobre Julia estaba bastante triste.
Nadie se creía las razones que ella daba.
Todos creían que estaba llena de fantasía, ¡pero no era cierto!
¡No llegaba tarde por gusto!
En cualquier caso, la profesora Findelmundo llamó a los padres de Julia.
─ Señor y señora García ─les dijo─, creo que todos estamos muy preocupados por su hija, que siempre llega tarde, ¿no es así?
La mamá simplemente dijo "sí" y el papá hizo "cucú".
─ De todos modos, les sugiero que descubran lo que realmente sucede con su hija ─explicó la profe a los padres─. Tengo un plan, pero para desarrollarlo necesitaré su ayuda.
─¿De qué se trata? ─preguntó la mamá.
─ Coloquen una microcámara en el gorro de lana de Julia para ver cuáles son las verdaderas razones por las que siempre llega tarde ─dijo la profesora sonriendo─. Así, nunca podrá usar una excusa absurda. ¿Qué les parece?
El papá hizo "cucú", lo que significaba que estaba de acuerdo.
Incluso a la madre le parecía una gran idea.
Así, hicieron lo que la profesora les dijo: pusieron una microcámara en el gorro de lana de Julia sin que la chica lo notara.
Y así pasaron tres días.
En tres días, Julia llegó tarde en tres ocasiones.
─ ¿Por qué te has llegado tarde, hija? ─preguntó su madre.
Julia explicó:
─ La primera vez, un dinosaurio me preguntó la hora, pero como estaba muy sordo, no me oía, así que lo acompañé a la plaza mayor para que pudiera ver el gran reloj.
»La segunda vez ─continuó la niña─, la tierra se tiró un pedo horrible y la calle se elevó unos metros. Así que cortan la circulación, incluso para los peatones. Todos estábamos muy asustados.
»Y la tercera vez, el avión azul llegó tarde, así que no pude llegar a clase a tiempo.
La mamá estaba muy enojada, y encima decía que había ido a clase en un avión azul, no rojo, verde o amarillo, sino azul ...
Tenía que reconocer que la fantasía de su hija llegaba a extremos increíbles.
Sin decir una palabra, tomó a su hija del brazo y ambas se fueron donde la maestra.
─ Aquí estamos ─anunció la señora García─. Ahora podremos ver por qué mi hija llega tarde.
La mamá entregó una memoria USB a la profe, que enseguida la metió en la computadora.
Enseguida empezaron a ver las imágenes grabadas con la cámara secreta.
Primero, vieron a un hombre vestido con un disfraz de T-Rex que iba al carnaval y que se dirigía a Julia.
Pero no oía nada con ese disfraz puesto, así que la muchacha, de hecho, lo acompañó a la plaza mayor para que viera la hora en persona.
Luego, mientras Julia caminaba tranquilamente por la acera, se produjo una explosión de gas subterráneo.
Todo el piso voló y quedó un bonito agujero.
Inmediatamente llegó la policía a poner orden.
Finalmente, pudieron ver a Julia en la parada del autobús.
Después de bastante rato, llegó el autobús, que tenía escrito en su lateral: compañía de autobuses 'El Avión Azul.
Las quejas de los pasajeros también se hicieron sentir por el retraso.
La madre y la maestra se quedaron boquiabiertas.
No sabían qué decir.
Julia no mentía.
Solo explicaba las cosas a su manera.
─ ¿Qué quisiste decir cuando de repente se hizo en la noche? ─preguntó la profesora.
─ Que hubo un eclipse de sol.
─ ¿Y el hipo?
─ Un terremoto, diría yo.
─ Entiendo ─dijo la profesora.
─ ¿Y el cocodrilo?
─ El cocodrilo era realmente un cocodrilo con ganas de bailar.
Ni la madre ni la maestra sabían qué pensar, pero lo dejaron correr.
A partir de ese día, ya nadie se enojó con Julia por sus retrasos, porque sabían que ella siempre decía la verdad, aunque la contaba a su manera.
En cualquier caso, no se preocupaba demasiado por llegar tarde, porque ir siempre rápido es muy estresante.
© Frantz Ferentz, 2018